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Rispettare il territorio

Rispettare il territorio

Rispettare il territorio di Alfonso Scafuro ACAI

Rispettare il territorio di Alfonso Scafuro ACAI

Non possono certo lasciare indifferenti le immagini delle devastazioni alluvionali che hanno colpito l’Emilia Romagna, mettendo in ginocchio una regione tra le più operose del nostro Paese.

Frane, smottamenti, esondazioni causate certamente da fenomeni atmosferici estremi ma che, purtroppo, tirano in ballo anche antiche disattenzioni ed incurie che hanno radici lontane nel tempo.

Non esiste in Italia una cultura diffusa della prevenzione. E’ questo il punto. Non esiste e non ci interessa affatto costruirla. Come non ci interessa mostrare rispetto per il territorio.

Restiamo una comunità capace di esprimere il meglio solo dinanzi alle emergenze, quando con uno scatto di reni siamo miracolosamente capaci di allontanarci dall’orlo dell’abisso. Dimenticando però, colpevolmente, le cause ed anche i responsabili che ci hanno condotto ad un passo dal baratro.

Interveniamo insomma sempre “dopo”, mai prima.

Dinanzi alle sciagure ci specchiamo nella professionalità, nel coraggio, nella generosità di quanti puntualmente si adoperano per mettere in salvo persone e beni materiali. Ma poi dimentichiamo in fretta tutto e passiamo ad altro.

Non traiamo mai lezioni da quanto accade al nostro territorio.

Ci basta averla scampata in qualche modo, piangendo certamente i morti ma non onorandone poi la memoria facendo in modo che ciò che è avvenuto non si ripeta in altre parti del Paese.

E’ giunto invece il momento di avviare una seria riflessione su come vogliamo affrontare un tema, quello dei cambiamenti climatici e del loro impatto sul nostro modo di vivere, che fortunatamente sta a cuore alle nuove generazioni.

Qui non si tratta più di sottilizzare se è vero o no che certi fenomeni atmosferici ci siano sempre stati, anche se sicuramente non con la frequenza ed intensità con cui oggi si manifestano.

Qui si tratta di capire se vi è o meno la consapevolezza di non essere noi i padroni del pianeta, ma solo degli ospiti. E pure di passaggio. E come tali con il dovere di lasciare, a chi verrà dopo di noi, le cose in ordine.

Non siamo i padroni, dovremmo essere invece gli attenti custodi di un ecosistema che stiamo colpendo a morte con scelte strategiche a dir poco egoistiche perché come loro orizzonte temporale hanno solo il presente e si disinteressano delle conseguenze sul futuro.

Questa consapevolezza di dover essere i custodi e non i padroni è largamente ancora da costruire.

E deve essere favorita dalle classi dirigenti e dalla politica.

Politica che ci auguriamo, dinanzi a quanto avvenuto in Emilia Romagna, mostri il suo volto migliore e non ceda alla tentazione di dividersi e speculare su una tragedia che richiede al contrario unità di intenti per lenire, per quanto possibile, il dolore di chi ha perso tutto a cominciare dai propri cari.

Solo così sarà possibile ripartire. Solo così sarà possibile riparare, ricostruire, tornare a sperare.

Alfonso Scafuro
Presidente Nazionale ACAI

acainazionale.it

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